Succede anche a noi di imbatterci in muri che, lì per lì, paiono invalicabili…Poi però, sembra di intuire che nessun muro basti a bloccare uomini e donne che intendono andare oltre, incontrarsi.
Ad agosto ricordiamo l’inizio della costruzione di un muro che è un simbolo… ma che, anche lui, è finalmente crollato.
Parlo del Muro di Berlino, iniziato il 13 agosto 1961. Era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania Est (il Paese era stato diviso al termine della Seconda guerra mondiale) per impedire la libera circolazione delle persone tra Berlino Ovest (occupata dagli “alleati” che avevano sconfitto il nazismo) e il territorio della Germania Est.
Quel muro è stato in piedi per 28 anni, un’eternità! Provocando la morte di decine e decine di persone che intendevano passare dall’altra parte. Ma non poteva durare per sempre, perché le persone non ce la fanno a rimanere separate e portano con sé un irresistibile desiderio di incontrarsi.
Arrivò così il 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale si vide costretto, soprattutto dai giovani, a riaprire le frontiere con la Repubblica federale. E, quasi per incanto, quel muro, simbolo della divisione ideologica dell’Europa e del mondo intero, venne giù.
Purtroppo ancora oggi si costruiscono muri. I più famosi sono quello che Trump intende costruire tra gli Stati Uniti e il Messico per fermare gli immigranti, e quello che separa Israele dai territori palestinesi.
In papa Francesco abbiamo il più grande nemico dei muri: «Dove c’è un muro c’è chiusura di cuore: servono ponti, non muri». Anche perché il rischio per chi prova gusto a tirar su muri è che rimanga vittima delle barriere che eleva.
Francesco sogna, come tutte e tutti noi, un mondo in cui ci si accoglie e ci si riconosce figlie e figli di uno stesso Padre, cioè sorelle e fratelli.
Niente muri, dunque, solo ponti.