Il 15 maggio sarà proclamato santo da papa Francesco, in piazza san Pietro a Roma, Charles de Foucauld. Ne siamo felici anche noi, coscienti che nella fraternità vediamo il deserto fiorire.
Charles, prete francese, desiderava essere per ogni persona il “fratello universale” e impiantò, fino al giorno del suo assassinio il 1° dicembre 1916, i semi della fraternità nel cuore del Sahara algerino, a Tamanrasset.
Al termine dell’enciclica Fratelli tutti, firmata ad Assisi il 3 ottobre 2020, papa Francesco scrive: «In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato specialmente da san Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma
Gandhi e molti altri. Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld.
Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: “Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese”. Voleva essere, in definitiva, “il fratello universale”. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò a essere fratello di tutti».
Ecco dunque un fratello che ci è dato come esempio di dialogo con le persone tramite il quale può nascere quell’amicizia che genera e rigenera la fraternità.