un SEGNO DI PACE

Ero anch’io in piazza San Zeno intorno alle 9, sabato 18 maggio, giornata d’incontro con il popolo della pace a Verona. Quando papa Francesco ha dedicato un tempo a dialogare con le ragazze e i ragazzi della diocesi.

Alcune migliaia, tanti colori, varie comunità anche lontane dalla città, accompagnate da genitori e animatori. In marcia, con il loro cappellino rosso o bianco, ben prima dell’alba di un giorno che si annunciava radioso dopo giorni di pioggia.

Organizzazione perfetta: complimenti a don Mattia Mengalli, del centro pastorale ragazzi, e ai don che generosamente si spendono.     

«E adesso cominciamo a dialogare», apre Francesco, cui si rivolge per prima una ragazza: «Siamo molto contenti che tu sia venuto a vederci qui a Verona e ti ringraziamo della tua parola che annuncia la pace».

«Come noi possiamo essere segno di pace nel mondo?», incalza un’altra.

«Sapete che ci sono tante, tante guerre in corso ‒ risponde Francesco ‒. Gesù predica la pace. E noi? Vogliamo la pace che significa ascoltare, giocare, non litigare?».

E loro, in coro: «Vogliamo essere un segno di pace».  

Francesco offre una riflessione sul significato del sentirsi bene: racconta il bello di amare e sentirsi amati in casa, da mamma e papà, dai nonni, dai fratelli…e quanto sia amare fare una buona azione: «Per esempio se tu hai due caramelle e ne dai una all’altro o se vedi una persona bisognosa e le dai un’elemosina, ti senti bene?».  «Sì! Tanto!», la risposta unanime.  Un «muy bien», sfugge a Francesco.

L’ultima domanda («così finisce la tortura», dice scherzando il papa) è posta da chi frequenta la terza media, vivendo la Festa del passaggio, momento significativo dell’adolescenza: «Come si può mantenere la fede nei momenti di difficoltà e non avere paura di fare scelte controcorrente». Francesco risponde ponendo una domanda: «Come si fa ad andare controcorrente?». «Ascoltare il cuore!», risponde uno; «Avere coraggio!», un altro.

«Bene, bene…”avere coraggio!”. Bravi! Non avere paura di andare controcorrente se vuoi fare una cosa buona, capito?».

Nei complimenti di Francesco a ragazze e ragazzi per le risposte, cogliamo un nonno visibilmente divertito di stare con i nipotini, così come lo era il vescovo Domenico accanto a lui.

Sulla piazza dedicata al santo patrono della città, “il vescovo moro”, un momento indimenticabile.