LA MEDAGLIA PIU’ BELLA

«Ho capito che potevo salvarlo solo io e mi sono tuffato, non c’erano alternative». Così si è espresso Federico Vanelli ‒ ex campione azzurro di nuoto che nel suo palmarès può vantare un bronzo ai mondiali di Budapest del 2017, un oro e un argento agli europei di nuoto di fondo nel 2016 ‒  che sabato 20 luglio ha salvato la vita a un ragazzo dodicenne di origini nordafricane che stava annegando nell’Adda gonfio d’acqua.

Federico era sulla riva del fiume con amici quando ha sentito grida di aiuto. La corrente e i forti mulinelli si stavano portando via quel ragazzino che si era tuffato nel fiume per un bagno.

Lui inquadra subito la situazione: se c’è qualcuno che può tuffarsi in acqua quello è lui. Anche se non nuota da cinque anni dopo la scoperta di una miocardite. E sa bene che tuffarsi con quella corrente è pericoloso anche per un nuotatore professionista.

«Ho capito che potevo salvarlo solo io, non c’erano alternative», dice.  Si butta, nuota contro corrente, raggiunge il ragazzino stremato al centro del fiume in evidente difficoltà, lo afferra, riuscendo a portarlo a riva.

«Grazie, piccolo Fede, per avermi permesso di essere l’eroe di qualcuno», scrive l’ex azzurro sui social. «Come ho fatto? Non lo so. Ma sono convinto di essere stato l’angelo custode di quel ragazzo. E soprattutto è la più bella medaglia che potevo ottenere! E poi, se si può salvare anche solo una vita in più, non bisogna tirarsi indietro per nulla al mondo».

Abbiamo gioito per i trionfi degli azzurri alle Olimpiadi di Parigi. Ma rimaniamo tristi per l’incapacità di aver raggiunto quella “tregua olimpica” (ἐκεχερία) che la Grecia, che aveva inventato i giochi olimpici, imponeva a tutti perché a Olimpia atleti e spettatori vivessero quei giorni senza conflitti, inimicizie e molestie.

E ora torniamo a scuola, sperando di incontrare il nostro “angelo custode”.

Buon anno scolastico!